Riscoprire il corsivo…e la stilografica

Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con la calligrafia.
Mi è sempre stato detto che scrivo con le classiche “zampe di gallina” sin da quando ero bambino.
La scuola non mi ha aiutato ad amare la scrittura a mano, anziché incoraggiarmi e correggermi, gli insegnanti si sono limitati a criticare la leggibilità dei miei testi.

La scuola

Ora mia nipote frequenta la prima elementare (o così come si chiama oggi) e ho scoperto con un po’ di perplessità che la scrittura è insegnata con la matita.
Veramente strano, ho pensato, io iniziai con le letterine mobili e poi passai alla Primapenna Pelikan (la uso tuttora, dopo più di 25 anni è perfetta) e quaderni terzorigo. Ho saputo poi che vissi un’eccezione, che pochissimi tra quelli che conosco usavano la stilografica.
Ho imparato la calligrafia con la penna stilografica e da bambino la detestai con tutto me stesso.
Perché i bambini (e specialmente io) sono pasticcioni, si macchiano, sbavano, le penne cadono a terra di punta e il pennino si rompe.

Ora, a un quarto di secolo di distanza, mi rendo conto di quanto fossero intrinsecamente legati stilografica e corsivo.

Dopo i primi anni sudati su terzorigo e stilo, l’insegnante cambiò e fummo liberi di passare alle classiche BIC… e da allora la mia calligrafia è diventata un’infima cacografia: faticosa, disordinata, spezzettata. La mia mano ha iniziato a soffrire di calli e crampi.
Perché la biro è un aggeggio utile ma infernale: richiede una grande pressione sul foglio, lo scava, non permette la scrittura fluida e leggera.

E poi, ovviamente, l’adolescenza e il sovvertimento degli schemi: “perché devo scrivere ancora come un bambino?” ti viene da pensare. E così inizi a personalizzare la scrittura nel modo sbagliato, inserisci elementi di stampatello e se possibile rendi la scrittura ancora più disordinata.

La svolta

Dopo anni di sofferenza e innumerevoli crampi e rimbrotti delle vittime della mia scrittura, dopo aver provato più di una biro in commercio (BIC, Staedtler e così via), scoprii finalmente le penne gel. Il tratto si alleggerisce, ma la scrittura resta faticosa se il foglio non è più che liscio. E non uso le moleskine per prendere appunti in ufficio.

Un mese e mezzo fa, la svolta. Ho cambiato mansione e mi sono ritrovato immerso in riunioni su riunioni.
Mi rendevo conto di un limite produttivo di quella scrittura faticosa: non riuscivo a prendere appunti abbastanza velocemente e alla fine della riunione la mia mano era dolorante. Ed ero veramente insoddisfatto della leggibilità dei miei appunti, spesso non riuscivo più a ricostruire ciò che scrivevo.

Lo stampatello rendeva chiaro il testo, ma lenta la stesura. Cosa fare? A trentun’anni ho riscoperto il corsivo.

E’ stato uno sforzo consapevole, ho letto manuali di handwriting (in inglese, in italiano ahimè c’è poco), ho surfato nel web alla ricerca della migliore cancelleria per scrivere.

Sono tornato alla stilografica. Ho reinserito la cartuccia nella Primapenna e ho amato da subito la sua leggera fluidità, quanto la mia scrittura ancora poco corretta fosse già più bella e leggibile.
E poi ho esplorato il mondo vasto e sottorraneo delle stilografiche. Ora la mia penna d’uso quotidiano è una Lamy Safari.

Mi sono esercitato, un quaderno intero di esercizi, per riappriopriarmi del corsivo. E’ un corsivo ancora ibrido, lo ammetto, non del tutto classico. Ma fluido e leggibile. Ora arrivo a fine pagina e non soffro.

Il problema è di postura. Moltissimi già tengono la penna nel modo più scorretto e faticoso possibile. Io non ho mai avuto questo problema, fortunatamente, ma incappavo nel secondo errore più comune: avevo iniziato a scrivere con le dita e non con il braccio.

Alcune risorse online:
http://www.freehandwriting.net/educational_ita.html
http://www.scritturacorsiva.it/impara.html
http://www.operina.com/
http://www.donnayoung.org/penmanship/cursive-handwriting.htm

Alcuni manuali:
Rosemary Sassoon, G Se. Briem, “Improve Your Handwriting: Teach Yourself”
Jim Bennett, “Calligraphy For Dummies”